domenica 28 settembre 2008

PER CHI SI FOSSE DISTRATTO,UN BREVE RIASSUNTO...

John Whittaker, Amministratore delegato di Stanleybet International, è preoccupato della continua interferenza degli Stati membri più protezionisti, che giocano la carta della politica per ostacolare i tentativi della Commissione di far rispettare la normativa europea in materia di gioco d’azzardo e di scommesse.

(Jamma) - Nel cuore dell’Europa è in corso una battaglia che è sfuggita all’attenzione di molti. Da una parte, il diritto comunitario, fondamento dell’Unione Europea, applicabile in tutti gli Stati membri, avvalorato dalla Corte di Giustizia e tradizionalmente sostenuto a spada tratta dalla Commissione Europea. Dall’altra, la politica europea, a cui molti Stati membri guardano perché sempre più desiderosi di rivedere alcuni concetti di base del diritto comunitario che disturbano le loro regole protezioniste. Le scommesse sportive sono, forse, il campo di battaglia più evidente tra queste due forze.

Negli ultimi cinque anni, la Corte di Giustizia delle Comunità Europee si è dimostrata risoluta nel pronunciarsi contro gli Stati membri che imponevano restrizioni al mercato delle scommesse sportive per proteggere, ingiustamente, da altri attori le attività controllate dallo stato. Chiarissimo esempio di ciò sono le storiche sentenze Gambelli (2003) e Placanica (2007), nelle quali Stanleybet International (SBI) è stata parte principale, che hanno ribadito che il diritto comunitario conferma la posizione degli operatori privati legalmente costituiti in un Paese europeo che offrono servizi transfrontalieri.

Ad essere onesti, la Commissione Europea si era già mossa bene in difesa del diritto europeo. Fino al 2006, aveva avviato numerose procedure d’infrazione per agire contro le leggi degli Stati che applicavano restrizioni illecite. Ma i progressi sul fronte legale hanno condotto a contrattacchi di natura politica da parte degli Stati membri protezionisti, che hanno molto da perdere. E la bilancia sembra pendere sempre di più dalla loro parte.

Sebbene le attuali procedure d’infrazione si siano tradotte in procedimenti giudiziari, c’è il forte sospetto che il verdetto finale verrà fortemente influenzato dalle grandi forze politiche. Le recenti decisioni della Commissione di rimandare gli attuali procedimenti nei confronti degli Stati membri, inclusa la Francia, ne sono un chiaro segnale. Come ha scritto recentemente Tony Barber, responsabile della sede di Bruxelles del Financial Time: “La Commissione Barroso sta, come dire, scegliendo attentamente le proprie battaglie.”

Non è difficile capire perché. Con la Francia alla Presidenza europea fino alla fine dell’anno, è improbabile che la procedura d’infrazione nei suoi confronti prosegua per almeno dodici mesi. In realtà, non è per nulla certo che, questo mese, i casi in attesa di un esame da parte della Commissione vengano effettivamente sottoposti alla sua attenzione. Il nostro sospetto è che la Francia, sostenuta da altri Paesi, stia tentando di forzare il Trattato e il diritto europeo trasferendo l’agenda dalla Commissione al Consiglio del Ministri, dove entra in gioco la politica.

Queste strategie dilatorie potrebbe avere un impatto negativo sulla credibilità della Commissione e, quindi, sulla credibilità del diritto europeo. Inoltre, aspetto ancora più importante per società come la nostra, potrebbero ritardare o bloccare l'apertura dei mercati nazionali, finora chiusi, agli operatori con licenza, cosa per cui Stanleybet si sta battendo da moltissimi anni. Alla fine, saranno i consumatori europei i più colpiti, dati i pochi vantaggi che offre loro un mercato restrittivo come quello attuale.

È giunto il momento che la Commissione difenda i diritti degli operatori e dei consumatori europei. Deve portare avanti il più velocemente possibile le attuali procedure d’infrazione. Non deve lasciarsi intimidire dagli Stati membri protezionisti, che preferiscono giocare la carta della politica piuttosto che applicare il diritto europeo. Se così facesse, noi di Stanleybet continueremo a darle il nostro pieno appoggio.

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